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Nell'aprile 1973 era nata la Federazione italiana sindacati dei trasporti (Fist), che riuniva lavorator3 ferrovieri, autoferrotranvieri, portuali, marittimi, ausiliari del traffico, addetti all'aviazione civile.

Questa prima aggregazione aveva trovato non poche difficoltà nella costituzione e nel successivo funzionamento, ma rappresentava l'inizio di un cammino denso di sviluppi negli anni seguenti, quando le istanze unitarie si fecero sempre più forti.

Nel congresso di Livorno, tenuto dal 18 al 21 marzo 1980, fu fondata la Federazione italiana lavoratori dei trasporti (Filt), la cui sigla, diversa rispetto a quello adottata sette anni prima, fa comprendere già a prima vista che si trattava di un nuovo soggetto: non più una federazione di sindacati, ma di persone che lavorano, e quindi un nuovo sindacato, che univa lo storico Sindacato ferrovieri italiani (Sfi) del 1907 con la Fiai (Federazione italiana autoferrotranvieri e internavigatori), la Fifta (Federazione italiana facchini trasportatori ed ausiliari), la Film (Federazione italiana lavoratori del mare), la Filp (Federazione italiana lavoratori dei porti), la Fipac (Federazione italiana personale aviazione civile).

Non c'erano ancora gli addetti al controllo e all'assistenza del traffico rimasti militari fino al 1982, e i lavoratori della viabilità stradale, arrivati in seguito nella Filt. Si trattava di una forza lavoro molto consistente: al 31 dicembre 1983 la Filt contava complessivamente 230.572 iscritt3, di cui 82.087 ferrovieri, 53.082 autoferrotranvieri, 8.187 marittimi, 20.830 portuali, 21.923 addetti al trasporto merci, 23.412 autogestiti, 9.133 addetti al trasporto aereo, 11.918 ausiliari dei servizi'.

Nata su disegno della Cgil, la Federazione lavorator3 dei trasporti fu costituita al fine di raggiungere quello che il sindacato confederale da tanto tempo chiedeva: «unità e integrazione dei trasporti in termini di investimenti, capacità di progettazione del nuovo, intermodalità dell'offerta, fine dello spreco di concorrenzialità tra diversi mezzi di trasporto».

In sostanza, il sindacato si poneva alla guida di una progettualità trasportistica, dalla quale la politica dei partiti sembrava assente o comunque in ritardo nella percezione delle nuove necessità. Se si vanno a rileggere i documenti e le relazioni della Filt nei suoi primi anni di vita, si trovano all'ordine del giorno questioni del tutto attuali, che fanno comprendere quanto innovativo fosse stato il processo di aggregazione dei lavoratori anche nel senso di stimolo alla riforma di un comparto che già allora soffriva di una eccessiva frammentazione, un vero freno per l'talia nel suo complesso.

La stagione del coordinamento avviata dai sindacati portò una novità importante nella politica dei trasporti con l'elaborazione del Piano generale dei trasporti, pubblicato per la prima volta nel 1986 e aggiornato nel 1991. Per il sindacato fu una vittoria e una stagione di grande entusiasmo, ma il piano si rivelò nel tempo uno strumento poco utilizzato, mentre il sindacato non fu in grado di imporne attuazioni concrete.

Il processo di aggregazione dei lavorator3 non corrispose a un'adeguata analisi delle questioni del trasporto nel suo complesso, come si rileva da una constatazione molto semplice: la mancanza di scioperi di comparto, fino a tempi molto recenti. Dopo il 1980, infatti, gli scioperi si sono sempre tenuti per settore, fino a confondere gli utenti che raramente sono al corrente dell'articolazione interna al sindacato e al mondo dei contratti collettivi nazionali: ad esempio, lo sciopero dei ferrovieri non bloccava le Ferrovie Nord Milano, visto il differente contratto adottato per i relativi lavoratori, considerati "autoferrotranvieri". Il primo sciopero generale dei trasporti si è tenuto soltanto nel 2007, proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.

Subito dopo la sua costituzione, la Filt realizzò una serie di attività per l'aggiornamento dei sindacalisti e per la selezione di nuove leve, ma il pro e o di fusione fu più lungo del previsto a causa di abitudini separate non facili da ricomporre, in un quadro dei trasporti in incessante e confusa crescita, alla quale non si riusciva a dare un senso di razionalità.

Se la politica italiana dei trasporti non ha ottenuto progressi significativi nel trentennio considerato, le novità sono arrivate dall'Europa, con la volontà di imporre la concorrenza anche a settori che da lungo tempo non la conoscevano, come quello dei treni e quello dei bus.

Sono le novità europee quelle che più hanno modificato il mondo del lavoro, ben ricostruite nei saggi che seguono, con il quadro generale della situazione economico-trasportistica, con la storia della Filt Lombardia, con le questioni della rappresentanza viste dal mondo degli utenti, con le interiste ai delegati sindacali dei settori a maggiore cambiamento, quello aereo e quello del trasporto merci e logistica, dove la liberalizzazione ha inciso con forza sulla vita dei lavorator3.

Ne emerge un sindacato protagonista degli eventi, talvolta anticipatore dei cambiamenti portati dalla Lombardia a livello nazionale e spesso più avanti rispetto alla politica.

Da: La fatica di cambiare : trent'anni di lavoro, sindacato e imprese nei trasporti in Lombardia / a cura di Cristina Tajani pp. 7-8-9